Psicopatologia della famiglia cristiana

La copertina del il n.4 di Famiglia Cristiana del 25-01-1953

La copertina di Famiglia Cristiana del 25-01-1953

Curiosando in una polverosa soffitta, Ruttar nelle Sagrestie ha scovato, in esclusiva per la vostra sete di conoscenza, rilegati in uno spartano volume dalla copertina blu cobalto, tutti i numeri del 1953 di Famiglia Cristiana, settimanale per le famiglie. La lettura di questi vecchi numeri di Famiglia Cristiana ci ha insegnato la comprensione, la compassione ed il perdono verso le generazioni che, appena uscite dall’incubo del fascismo e della guerra, continuavano a venir bombardate dai devastanti precetti cristiani lanciati dalla rivista.

Vi presentiamo di seguito, una selezione di risposte che, Padre Atanasio, nella rubrica Il Padre risponde dava ai quesiti e ai dubbi che attanagliavano gli sventurati lettori di Famiglia Cristiana, un articolo di politica internazionale (“La Spagna esce dall’isolamento”) in cui si da notizia del Concordato tra la Santa Sede e la Spagna del dittatore fascista Franco, che “dall’ascesa al potere del Generale Franco, sono state sempre caratterizzate da perfetta comprensione ed amicizia” ed infine il folgorante articolo “Femminismo e personalità” una delle perle della rubrica “Rose e spine della giovinezza” in cui si chiarisce il destino di ogni buona donna cristiana: “vivere e soffrire, tacendo”.

Buon divertimento.
Ruttar nelle Sagrestie

Il logo della rubrica "Il Padre risponde"

Il logo della rubrica
“Il Padre risponde”

Il Padre risponde – di Padre Atanasio

Il capo del capo

(n. 4 / 25-01-1953) Maria P. – Lei dice: « Perché le donne si devono coprire il capo entrando in chiesa e gli uomini no?» Rispondo con S. Paolo: «L’uomo non deve coprirsi di velo la testa, essendo immagine e gloria di Dio e la donna è gloria dell’uomo. Poiché non viene l’uomo dalla donna, ma la donna dall’uomo… Qualunque uomo preghi, avendo la testa coperta, disonora il suo Capo (che è Cristo); e qualunque donna preghi senza velo sulla testa, disonora il suo Capo (che è l’uomo)». Per quanto riguarda l’uso dell’acqua benedetta, esso fu introdotto nella Chiesa circa l’anno 200 d. C. E’ un sacramentale che ha lo scopo di proteggere i fedeli contro gli assalti del demonio e per dar loro comodità di acquistare le indulgenze per rimettere la pena dei propri peccati.

Preti e ballerine

(n. 4 / 25-01-1953) Franca. – Lei è nel giusto. Le relazioni tra fidanzati basate sui baci, gli abbracci e altro sono senz’altro peccaminose. E se veramente le persone di cui mi parla non si confessano di queste cose se non per sapere se “quel prete è gretto come gli altri”, c’è seriamente da credere che le loro confessioni e comunioni siano tutte sacrileghe. Ma il padre non sa? Come mai non dice nulla? Quanto ai costumi delle ballerine di varietà o delle Riviste (come di solito si intendono), non sono conciliabili con la morale cristiana.

Balli 1: il peggio

(n.5 / 01-02-1953) Anna Maria – Quando si balla la presenza dei genitori è una cosa, e serve ad evitare il peggio. [.]

Baci 1: prolungati

(n.5 / 01-02-1953) Un’abbonata sarda – Dica decisamente al suo fidanzato che la smetta di dire che i baci prolungati e quell’altro po’ di roba di cui mi parla non sono peccati, e che le faccia sapere in quale discorso il Papa approva la limitazione delle nascite nel senso che dice lui. E caso mai, poi, informi anche me di questa novità assoluta. Intanto sappia subito che se il suo fidanzato non ha altri pensieri che questi, e soprattutto se non intende smetterla di spingerla a far cose turpi, è suo obbligo di coscienza di piantarlo. Non si può mettersi d’accordo col peccato per poter arrivare a sposarsi né sposarsi con la prospettiva di continuare a peccare.

Letture peccaminose 1: veleno.

(n.6 / 08-02-1953) Ossequia e ringrazia. Insomma lei vorrebbe che Padre Atanasio le concedesse di poter leggere “Annabella”, “Confessioni”, “Grand Hotel”, “Luna Park” e poi naturalmente, l’ossequierebbe e lo ringrazierebbe. Ma le pare! Non avevo mai saputo che si potesse ridare la pace alle anime propinando loro il veleno! Senta, figliuola, la smetta di riempirsi la testa di codeste sciocchezze e al più presto ricomincerà a sognare gli angeli.

Il tifo si!

(n.6 / 08-02-1953) Clementina Ferrarsi – Calzoncini corti? No. Cinema per adulti, o adulti con riserva? No. Fare il tifo? Ma si![.]

Il Paradiso può attendere

(n.7 / 15-02-1953) Pia T. – Cara signora, i bambini non battezzati in Paradiso non possono andare, perché “nessuno si salva se non è battezzato”. [..]

Sopportazione

(n. 8 22-02-1953) Una mamma sconsolata – Se suo marito ha mancato, lei ha tutti i motivi per esserne sconsolata. Ma sia buona: non aumenti la tensione in famiglia, perché ridonderebbe tutta a svantaggio dei figli. Sopporti per loro questo affronto così umiliante [.].

Letture peccaminose 2: d’avanti all’unita’ del peccato.

(n. 8 22-02-1953) Un lavoratore – L’Unità e l’Avanti sono stati condannati dal S. Uffizio e chi, sapendolo li legge, senza i dovuti permessi (i quali sono concessi per seri motivi) commette peccato grave. Per questo lei ha fatto bene a rifiutare di leggerli [.].

Melma

(n. 8 22-02-1953) Un’abbonata – Chi va al cinema immorale e dice che non gli fa male, ha soltanto questo di caratteristico: che è talmente affogato nella melma da non riuscire a distinguerla da quello che non lo è.

Baci 2: senza passionalità

(n.12 22-03-1953) Anima che attende – Il suo modo di ragionare sui baci è molto giusto. Perché, vede, è possibilissimo che lei non abbia né cattiva intenzione, né passionalità baciando il suo fidanzato; ma lui avrà la stessa retta intenzione, e gli stessi pensieri casti che ha lei? E lei non mette in pericolo lui di peccare? Qui sta il punto. Perciò io le direi di evitare queste dimostrazioni di affetto un po’ spinte, anche perché, oltre a togliere il pericolo del peccato, si metterà in condizioni di dare una carica di affettuosità più intensa all’unione coniugale. Meno famiglie sarebbero rovinate se gli sposi non si fossero concesso troppo da fidanzati!

Contraccezione 1: usato sicuro.

(n.10 / 29-03-1953) Giovane Mamma – Il sistema di usare il matrimonio solo nei giorni infecondi non si può praticare se non per ragioni gravi. E lei mi sembra che non ne abbia.[.]

Citrullo

(n.10 / 29-03-1953) Wanda M. – Uno che ammette l’esistenza di Dio e poi non accetta le manifestazioni storicamente certe o è ignorante (ce ne sono tanti) o si da delle arie (e questo capita sovente quando un giovanotto parla con una ragazza), o agisce in mala fede ( e questo capita quando uno ha venduto l’anima al diavolo). Ma potrebbe anche trattarsi semplicemente di un citrullo.

Enigmistica

(n.12 / 12-04-1953) Una Lettrice – Confessandosi dica proprio così: “Ho guardato con piacere e diletto questo e quest’altro ecc. ecc.” mettendo al posto di “questo e quest’altro” un termine che faccia capire qual’era l’oggetto del suo sguardo. Il confessore capirà certamente. Ma badi che trattandosi di cose gravi lei ha l’obbligo di farsi capire.

Sogni! Sogni! Sogni!

(n. 13 / 19-04-1953) Una Massignanese – Sogni! Sogni! Sogni! Che ne dice se la finissimo una volta o l’altra coi sogni? [.] Senta, la miglior regola, a parer mio, è che ai sogni non bisogna badarci affatto se non per decidere se si debba o no andare da un dottore per farsi dare una cura ricostituente, dato che il troppo sognare è sovente indice di debolezza organica.[.]

Baci 3: Baci! baci! baci!

(n. 13 / 19-04-1953) Giovane di A.C. – Baci! baci! baci! Ma la vogliamo finire con questi baci? Dunque lei dice: « Cosa si può permettere a due fidanzati se si tolgono baci e abbracci? » Ma, perbacco: parlare! Non basta parlare? Il fidanzamento è fatto per conoscersi meglio e prepararsi sul serio a sposarsi, ma non mi sembra sia fatto proprio per baciarsi. Quanto poi ai baci che si danno nei films (anche parrocchiali) o nei romanzi (anche di editrici cattoliche) vanno giudicati con lo stesso metro di tutti gli altri. Tuttavia bisogna tenere presente che anche i baci tra fidanzati, possono essere guardati benignamente o anche avere una certa giustificazione quando l’azione è accompagnata da circostanze tali (supponga per esempio l’addio di un condannato a morte o la partenza per il fronte) che spoglino i baci di passionalità e li lascino solo segni di affetto. Da notare poi che, assumendo queste cose la malizia o la bontà dalle intenzioni, si può quasi sempre pensare bene vedendole fare dagli altri, coll’accettare l’ipotesi che la retta intenzione ci sia, ma trattandosi di farle noi la cosa è diversa, sapendo ognuno quanto sia difficile in questo campo avere retta intenzione e quanto più difficile togliere il pericolo. Che poi qualche volta si sia troppo larghi nel giudizio dei films e dei libri anche da gente che non dovrebbe esserlo, è possibilissimo, ma non era questo che lei voleva sapere, vero?

Quel po’ po’ di carne

(n. 15 / 03-05-1953) Gianbattista. – Tutte le sensazioni di cui mi parla, con i conseguenti effetti, non credo provengano proprio dal contatto con l’acqua quanto piuttosto da quel po’ po’ di carne che si vede di solito sulle spiagge. Mi dica: se facesse il bagno in casa, magari in un mastello, le accadrebbe la stessa cosa? Perciò, è chiaro, lei deve evitare le occasioni. E intanto si faccia visitare da un medico, perché è probabile che, dipenda da debolezza organica. Quanto a stabilire se è peccato o no quello che le avviene, sottoponga caso per caso al confessore.

Partorirai con dolore 1: sparizioni.

(n. 15 / 03-05-1953) Abbonata in pena – Signora, il dono della maternità è troppo grande per porre dei limiti dì prezzo nell’ottenerlo. Non pianga quindi per quello che ha dovuto soffrire. E non si prenda il gusto di diventar disonesta perché vuole evitare di soffrire ancora e perché dei figli ne ha a basta di quelli che ha, perché quello stesso Dio che glieli ha donati può farglieli sparire in un istante.

Uno straccio

(n. 15 / 03-05-1953) F. V. – Tenga duro e faccia di tutto per incontrarsi sempre in casa, davanti ai suoi cari. Può darsi che questo suo modo di agire sia proprio quello che farà decidere il giovanotto a sposarla, perché s’accorgerà di aver incontralo finalmente una ragazza seria; e se anche la piantasse, si consoli al pensiero che egli non potrà mai vantarsi d’averla ridotta a uno straccio.

L’amore non fa divertire

(n. 15 / 03-05-1953) Antonietta, Rovigo. – No, no e no! Tu non devi incontrarti di nascosto col ragazzo, di cui mi parli, perché ti metti nel pericolo di compiere cose assai più gravi di quelle che stai facendo e perché l’amore è una cosa troppo impegnativa per potercisi divertire. Se i vostri sentimenti saranno gli stessi tra qualche anno potrete riparlarne seriamente, ma con la benedizione dei vostri.

Concessioni

(n.16 / 10-05-1953) Una ragazza disperata. – Stia tranquilla che finché lei continuerà a concedere nel fidanzamento tutto quello chi non deve concedere, di fidanzati ne può avere anche cento, e li dimenticherà tutti uno dopo l’altro. Lei una cosa sola deve fare: piangere il suo triste passato e pregare Dio che – le mandi un giovane molto saggio che possa in qualche modo aiutarla ad avere quel senno che finora non ha avuto.

E’ bello l’uomo in divisa. Che Dio glielo mandi!

(n.16 / 10-05-1953) Panoli Giovanna – Ma si, ma sì! E’ bello l’uomo in divisa. Che Dio glielo mandi! Però senta: di fronte al matrimonio bisogna guardare sì la divisa che lo sposo ha, ma deve trattarsi di una divisa fatta di virtù e non di grigioverde o di galloni.

O suora o sposa 1: suora.

Purgante RIM

Purgante RIM

(n.16 / 10-05-1953) Elis – Scelga il libro: «Se mi facessi suora?» di Vigolungo. Lo può trovare in una qualunque Libreria di San Paolo o richiederlo a noi direttamente.

O suora o sposa 2: Sposa, per carità!

(n. 21 / 24-05-1953) Rosaria 1926 – Lei no, non commette peccato se non approva i gesti stupidi del suo fidanzato. Però può essere colpevole se potendo togliere le occasioni non le toglie. Nel suo caso quindi unica cosa da fare è pregare sua madre che non la lasci assolutamente sola col suo fidanzato di sera, e cercare di affrettare più che può il matrimonio. Io non riesco a capire quali difficoltà ci possano essere da far prolungare il fidanzamento di dieci anni. E’ facilissimo dopo tanto tempo perdere il senso delle giuste proporzioni in ciò che è permesso o negato nel fidanzamento stesso. Si sposi, per carità! Faccia in fretta.

Partorirai con dolore 2: il dovere di morire.

(n. 23 / 07-06-1953) Clelia, Roma – Mia cara signora! Il caso è chiaro: questa madre dovendo dare alla luce un figlio si è trovata nell’alternativa di dovere morire lei o il bambino. Cosa avrebbe dovuto fare? E’ semplice: il suo dovere di madre, che era precisamente quello di far nascere una creatura che aveva coltivato in sé per nove mesi col proposito appunto di farla nascere.[.] E la madre, appunto perché madre, ha contratto con questa persona l’obbligo di farla nascere. Ora deve mantenerlo il contratto, qualunque cosa accada, perché se non lo fa diventa omicida.[.] E rendiamo onore a questa umile donna di Borgomanero, la quale ha radunato in un fascio tutte le distinzioni, le discussioni e i cavilli (che sono nient’altro che una manifestazione di viltà) e l’ha bruciato sull’altare della sua rettitudine. [N.d.R. La madre e il bambino erano morti entrambi]

Balli 2: il pericolo del tocco.

(n. 23 / 07-06-1953) S. L. – Di solito si distingue tra « ballo familiare» e «ballo pubblico», intendendo per il primo quello fatto in casa con l’assistenza dei parenti, e per il secondo quello fatto in sala pubblica, dove i parenti non vanno e dove ci si può incontrare con chiunque. Ora se i pericoli del ballo fossero legali sola all’ambiente, si potrebbe dire tranquillamente: è permesso il primo, proibito il secondo. Ma siccome il pericolo viene anche dallo stare, due persone, per molto tempo, l’una in braccio all’altra, si dirà: è proibito il secondo (cioè quello pubblico) e va guardato con sospetto il primo. Le va?

L’ozio, il letamaio ed il roseto.

(n. 25 / 21-06-1953) Bruno Castelletto – Il fatto che lei giovanotto di 19 anni, va rimuginando pensieri che somigliano piuttosto a un letamaio che a un roseto, è presto spiegato: lei è in ozio e l’ozio non è stato mai apportatore di casti pensieri e non pensi che con lei voglia fare un’eccezione.[.]

Sozzeria medica

(n.28 / 12-07-1953) L. A. Brambilla- «Selezione medica» dal punto di vista morale è giudicata una Rivista negativa. Dal punto di vista scientifico è giudicata quanto mai criticabile. Che ai medici una rivista del genere non faccia onore è chiaro, ma è anche chiaro che spesso non ci si perita ad ammannire o a lasciar passare qualunque sozzeria pur di far soldi e di parer evoluti.

Il bufalo

(n.28 / 12-07-1953) Tormentata 75 – No, non sarà la mia risposta a ridarle la pace. Lei la pace se la darà da sé il giorno che avrà detto tutto al confessore (e tenga presente che per corrispondenza non si può assolvere) e il giorno che sarà capace di dire un bel «no» alle sciocchezze del suo fidanzato, gridandogli chiaro e netto sul muso che lei prima del matrimonio non gli concederà più niente. E se lui fa le bizze e magari la pianta non lo rimpianga poi tanto, perché un uomo che tiene una ragazza sulla corda per sette anni cercando di abusarne somiglia assai più a un bufalo che a un essere ragionevole.

O suora o sposa 3

(n.28 / 12-07-1953) Innamorata 24 – Si, l’unica medicina che può calmarla e toglierla dal pericolo di peccato è quella di sposarsi subito [.].

Chi dorme non pecca.

(n.30 / 26-07-1953)M. M. Belluno – Perché un’azione sia gravemente peccaminosa ci dev’essere la materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso. Chi dorme non pecca. Nel dormiveglia è difficile che ci sia piena avvertenza e deliberato consenso. Ma anche il dormiveglia può avere diversi gradi. Come posso darti una risposta precisa? Mi limito a metterti in guardia sulla tattica del maligno che spesso, specialmente coi giovani, tira in ballo certe presunte esigenze naturali nel tentativo di porre l’anima in una falsa tranquillità. Sta attento.

Come Maria e Giuseppe

(n. 32 / 09-08-1953) Socia di A. C. – Normalmente il fidanzamento non dovrebbe sorpassare di molto un anno. E’ sottinteso che i fidanzati devono avere l’età richiesta per il matrimonio. Non sono considerati fidanzamenti le poco brillanti prove di emancipazione di tanta gioventù che per questo crede di essere moderna! Quale dev’essere la preparazione morale e spirituale di una ragazza? La stessa di Maria SS. quand’era fidanzata di S. Giuseppe. Il fidanzamento prepara al Matrimonio che è un sacramento e quindi alla maternità. E la maternità è collaborazione all’azione creatrice di Dio. Purezza dunque, serietà, spirito di responsabilità e di sacrificio, soda istruzione religiosa.

Contatti

(n. 32 / 09-08-1953) G. M. – Boves – Nulla di male, per sé, una gitarella in motoscooter. Ma c’è un pericolo prossimo. Ne conviene? Altrettanto e ancor di più per il ballo. E chi si mette nel pericolo…

La pupattola.

(n. 32 / 09-08-1953) Un Lettore – L’amore , o trova due cuori gemelli o li rende tali. La prova dell’amore sono i fatti, non le parole. Baci e sospiri non costano nulla e si sprecano. Ha fatto benissimo a lasciarla. Che avrebbe insegnato ai suoi figlioli supposto che ne avesse voluti, questa pupattola? Tuttavia può anche darsi che la condotta di questa figliola sia la conseguenza di un’educazione sbagliata, di un ambiente familiare… troppo moderno, di un’errata valutazione della cosiddetta emancipazione, di un’ignoranza religiosa veramente maiuscola, di un carattere ancora in embrione e compagnia bella, e che sia di animo buono. Se le vuole veramente bene, e se ne è ricambiato, cerchi di avviarla sulla retta via agendo con prudenza, con delicatezza, per gradi e con ragionevolezza. Può essere un’anima ricuperabile. E lo spero.

Contraccezione 2: la Divina Provvidenza.

(n.34 / 30-08-1953) Gelsomino – Quel “metodo” è lecito. La sua efficacia non è certa. I buoni cristiani, pur conoscendolo, preferiscono affidarsi alla Divina Provvidenza che non manca mai per chi ha un briciolo di fede.

Il tremore

(n.35 / 06-09-1953) Ventiseienne Sarda P.F. – Sì, mia cara, è troppo quello che lei concede al suo fidanzato, perché, ammesso anche che lei non senta quella passionalità che di solito tutti avvertono in codesti baci e abbracci, è certo però che lui la sente, tante, vero che “trema” quando fa codeste cose, ed è anche certo che si ritrovano turbati ambedue dopo ogni incontro. Perciò mi ascolti: anzitutto si confessi per tutto quello che c’è stato e poi si studi di non incontrarsi mai col fidanzato in luoghi solitari, ma sempre in presenza di qualche parente. Il suo ragazzo, davanti ad un comportamento serio, non avrà nulla da ridire. Dovrà ammirarla, semmai.

O suora o sposa 3: suore per tutte le tasche.

(n.35 / 06-09-1953) Fiordaliso – Non abbia paura : il libro “Se mi facessi suora” è alla portata di tutte le tasche: non costa neppure duecento lire. Lo chieda senz’altro. Forse vi troverà la parola che aspetta.

O suora o sposa 4: vocazione.

(n.35 / 06-09-1953) Rosa – Ma non le sembra di aver atteso abbastanza? Lei ha 23 anni perbacco! Quando una ragazza sente veramente li vocazione religiosa non deve badare più a tante difficoltà. [.] Perciò segua la sua vocazione senza indugi e vedrà che il Signore aiuterà la sua famiglia e anche suo fratello si spiccerà a prender moglie [.].

O suora o sposa 5: la soglia del convento.

(n.36 / 13-09-1953) Anima milanese dubbiosa – Non si turbi, figliuola. E’ evidente, che il demonio moltiplichi i suoi sforzi quando vede un’anima decisa a lasciare il mondo. E’ accaduto sempre così. Ma se lei ha visto chiaro la sua via, la segua. Ritroverà la pace appena avrà varcato la soglia del convento. Naturalmente si basi molto sui consigli del suo confessore, che è l’unico che possa veramente conoscerla.

O suora o sposa 6: rossori.

(n.36/13-09-1953) Amante della purezza – Vuole un consiglio? Non rinunci al matrimonio, anzi si sposi presto, se può. Perché, vede, tutto il rossore di cui mi parla non è tanto il rossore della vergogna, quanto piuttosto l’espressione della violenza delle passioni che la colgono tutte le volte che sente simpatia per qualcuno o che sente toccare certi tasti piuttosto delicati. Posso sbagliarmi, ma questa è l’idea che mi san fatta leggendo la sua lettera. Preghi dunque e… si sposi se può.

O suora o sposa 7: mamma di un prete.

(n.37/20-09-1953) Laura – Evidentemente la vita religiosa tra le suore non è fatta per lei. Tenda decisamente al matrimonio. Forse un giorno Iddio le concederà di avere un figlio sacerdote. Non sarebbe poca cosa, mi creda. Comunque non si smarrisca. La vita da soli è molto difficile.

O suora o sposa 8: clausura.

(n.37/20-09-1953) Teresina, infermiera – Non dubiti: se si sente chiamata per la via della clausura, l’abbracci: avrà di certo la forza per essere fedele. Non è mai accaduto di trovarsi smarriti per aver voluto amar molto Dio. Non è fatto alla maniera degli uomini Dio!

Baci 5: come un timbro di ceralacca!

(n.37/20-09-1953) Giovane R. S, B. – Ho già detto altre volte: il bacio è un pericolo: lo è di più certo tipo di bacio chilometrico senz’altro peccaminoso; lo è dì meno certo tipo di bacio breve a modo di saluto. Ma la distinzione vale fino ad un certo punto, perché non si vede molta differenza tra una caterva dì baci dati con la cadenza del battito telegrafico e il bacio appiccicato e lunghissimo come un timbro di ceralacca. Il bacio, mia cara, di solito non comincia col male ma finisce col male: apre la porta alle correnti vorticose, ecco cosa fa. E stia tranquilla che non si insisterebbe tanto su questa faccenda se non ci fosse il gusto del brivido. Il bacio è il primo fiore che bisognerebbe offrirsi subito dopo sposati: ci si amerebbe molto di più dopo, mi creda.

O suora o sposa 9: la medicina.

(n.37/20-09-1953) Una lettrice dubbiosa – Ma se commette di queste mancanze, il matrimonio è l’unica medicina adatta! Metta da parte l’idea di farsi suora, ragazza mia. Si sposi: sarà contenta, vedrà.

O suora o sposa 10: zitella no!

(n.37/20-09-1953) Stella Alpina 1934 – (Tirso). – Non creda, figliola, non creda. I sacrifici di una mamma buona non hanno nulla da invidiare ai sacrifici di una missionaria. Se non si sente di farsi Suora, si sposi. Dio l’aiuterà di certo. Ma non la consiglio di rimanere volontariamente zitella: è uno stato mezzo molto difficile a viversi.

Certe posizioni…

(n.39/04-10-1953) Rosa Maria 1934 . Sì, lei fa male, per ora, a cambiar confessore. La stessa ripugnanza che prova a confessare certi peccati potrebbe aiutarla o non più commetterli. Ma poi tolga le occasioni! Lei ormai conosce se stessa a menadito: sa benissimo che andando in certi luoghi o mettendosi in certe posizioni si sente enormemente tentata. E allora eviti, eviti e preghi. E, se può, si sposi presto. E’ la miglior medicina.

Verginità? Troppo tardi!

(n.39/04-10-1953) – Giovane in tormento – La confessione rimette tutti i peccati semprechè si sia veramente pentiti. E Lei è pentita. Dunque non dubiti e non si tormenti: il dubitare è mancanza di fede. Ringrazi Dio: è stato buono con lei. Il voto di verginità? No, non può più farlo lei. Ma può fare quello di castità. Si faccia spiegare da un confessore.

Baci 6: lavorio attorno alla bocca!

(n. 40/11-10-1953) Una lettrice di Mestre – [.] Baciarsi? Ma baciarsi è un segno di affetto che, tenuto entro certi limiti, si potrebbe anche non ritenerlo tanto deprecabile. Ma il guaio è che il bacio è il gesto che più facilmente apre la porta alla passionalità, quando di già non la rappresenta. E’ un pericolo il bacio, ecco cos’è. Vede, baciarsi è un poco sgualcirsi a poco a poco: è come un vestito che si voglia donare ad una amica, ma ch’ella già da gran tempo va toccando: le pare che possa farle grande impressione il giorno che glielo darà sul serio? No, di certo. Cosi è della fidanzata che si lascia toccare troppo. Avrà più poco da offrire il giorno del matrimonio. Intanto pensi: se il fidanzato la lasciasse, sarà proprio felice lei d’averlo lasciato lavorare tanto attorno alla sua bocca?

Il rango delle bestie.

(n. 40/11-10-1953) A. K. O. 55 – Il suo ragionamento è completamente fasullo. Perché per esser vero che il dono di sé, anche fisicamente, della fidanzata al fidanzato è più sublime del dono della sposa allo sposo, dovrebbe esser vera la legge del libero amore; ma siccome la legge del libero amore riduce l’uomo ai rango delle bestie che s’accoppiano indifferentemente, essa non è vera. Ecco perché il gesto della fidanzata di donarsi al fidanzato rimane un peccato grave bell’e buono, mentre il gesto di donarsi di una sposa è il primo sublime atto di quella sequela di atti fatti di sacrifici, di rinunzie, di sopportazione che stanno appunto a testimoniare la profondità dell’affetto con cui il primo dono fu. compiuto. Si metta in testa che l’amore vero comprende tanti elementi, molti dei quali non hanno niente a che fare con la semplice soddisfazione dell’istinto.

Baci 7: non baciare, parla.

(n. 40/11-10-1953) Giò La Maria (S. Giorgio Pertiche) – Cosa ci rimane se si toglie ai fidanzati il così detto « bacio d’amore? ». Un più spiccato amore alla purezza: ecco cosa ci rimane. E cosa s’ha da fare nel fidanzamento se non ci si bacia? Ci si parla, perbacco!, ci si frequenta, ci si conosce! Non mi dirà che per conoscersi bisogna baciarsi. C’è chi lo dice: ma è una sciocchezza e lei lo sa benissimo. E Lei dice anche che il « bacio d’amore » non le risveglia nessun istinto voluttuoso. Non mi racconti favole. Ma fosse anche vero, è sicuro lei che, per la sua fidanzata è lo stesso? Sia franco, giovanotto. Se un fidanzato pretendesse un comportamento del genere da sua sorella, ed ella glielo concedesse, e poi un bel giorno la lasciasse, ne sarebbe proprio felice? Ma lei queste cose le capisce benissimo: è buono lei: lo si deduce dalla lettera.

Il giglio e la rosa.

(n. 40/11-10-1953) Giovane perversa – No, non si scoraggi. Lei è una povera ragazza che per debolezza ha sbagliato. Una cosa sola deve fare: confessare il suo peccato (e vada altrove se non vuoi dirlo al suo confessore abituale). Una cosa sola deve promettere: di non concedere mai più nulla al suo fidanzato. Se la sposerà, bene, altrimenti lasci che vada da chi vuole e lei stia tranquilla: Dio è buono con chi si pente dei propri peccati. Al giovane che le si presenterà non potrà più offrire un giglio, ma potrà offrire una rosa che è pur bella se bagnata di lacrime.

La Spagna esce dall’isolamento (dal n.41 del 18-10-1953)

Concordato Vaticano/Spagna

Mons. Tardini, pro-Segretario della S.Sede, il Ministro degli
esteri Artajo e l’ambasciatore di Spagna Castiella, firmano il concordato.

In questi ultimi tempi la politica spagnola ha registrato alcuni successi che fanno uscire il Governo di Franco da quell’isolamento forzato cui le potenze occidentali, assieme alla Russia, avevano voluto confinarlo.

Concordato con la Santa Sede

Anzitutto il Concordato tra la Santa Sede e la Spagna, firmato il 27 Agosto nella sala delle Congregazioni del Palazzo Apostolico Vaticano Le relazioni tra le due parti, dall’ascesa al potere del Generale Franco, sono state sempre caratterizzate da perfetta comprensione ed amicizia. Ciò non bastava però per risolvere le varie questioni pendenti. Si sentiva la mancanza di una base giuridica che regolasse le questioni di comune interesse tra la Chiesa e lo Stato, nonché le loro mutue relazioni. Così ai vari provvedimenti legislativi presi dal Governo spagnolo dopo la guerra civile, per rimediare una situazione deplorevole, si giunse, attraverso varie convenzioni precedenti, alla stipulazione del Concordato, firmato, da parte della Santa Sede da Mons. Tardini, Pro Segretario di Stato per gli Affari Straordinari, e da parte del Generale Franco, dal Ministro degli Esteri di Spagna, Don Alberto Martin Artajo e dal Prof. Don Fernando Maria Castiella, Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede. Il desiderio delle parti contraenti .è di assicurare tra la Santa Sede e la Spagna quella feconda collaborazione tra il potere civile ed ecclesiastico che sempre e dovunque è premessa del maggior bene per il pacifico svolgimento ed incremento della vita religiosa e civile delle nazioni.

Lo Stato spagnolo riconosce la validità del matrimonio religioso, la educazione cristiana della gioentù, la libertà della Chiesa nello svolgimento del suo apostolato. La Chiesa d’altra parte conferma i privilegi tradizionali, concessi, lungo il corso dei secoli, alla Spagna, tenendo conto, naturalmente, degli adattamenti richiesti dalie odierne contingenze. L’ultimo concordato tra le due parti era stato quello del 1851, stipulato fra Pio IX e la Regina Isabella II. Tale concordato, rimase in vigore fino al 1931 quando venne infranto dalla Repubblica spagnuola, che non lo ritenne più valido, e in opposizione agli impegni ivi contenuti, promulgò una serie di leggi ostili alla Chiesa, che sfociarono poi in aperta e sanguinosa persecuzione. Caratteristica del nuovo incordato è che esso non viene a sanare uno stato di dissidio, come per esempio avvenne con il Concordato la S. Sede e l’Italia, ma piuttosto è una conferma ed un rafforzamento di una situazione amichevole già esistente fra le due parti. Accordi con gli Stati Uniti

Una delle più colossali incongruenze della politica alleata del dopoguerra, fu il tentativo di bandire dalla vita politica europea il governo spagnolo presieduto dal Gen. Franco, accusato di fascismo e totalitarismo. Tale tentativo faceva molto bene il giuoco della Russia, che di Franco, certamente, non può conservare un ricordo lusinghiero. La stampa cattolica degli Stati Uniti criticò aspramente e a varie riprese la politica americana verso la Spagna. I cattolici americani non potevano capire come per combattere il comunismo, bisognasse per necessità di cose tenere nell’ostracismo la Spagna, che in Europa rappresentava l’unica bandiera apertamente schieratasi contro il Comunismo di Mosca, debellato già in suolo spagnolo. Così il Governo americano a poco a poco, sotto il pretesto delle necessità strategiche, si vide costretto a risalire la corrente. E dopo anni di pazienti e laboriose trattative, il 26 Settembre il Dipartimento di Stato poteva annunziare che i Governi di Spagna e degli Sati Uniti avevano concluso tre accordi bilaterali destinati a rafforzare le capacità dell’Occidente per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. La Spagna cede agli Stati Uniti il diritto di equipaggiare ed adoperare basi navali ed aeree nel suo territorio; in compenso riceve un’assistenza economica di 226 milioni di dollari. In tal modo la Spagna, pur non facendo parte delle potenze della NATO è entrata, con tali accordi, nel campo della difesa occidentale, di cui rappresenta uno dei baluardi più solidi.

P.

 

Femminismo e personalità (dal n.41 del 18-10-1953)

VEL

VEL

Scommetto che Diogene, se fosse ancora, girando col lanternino tra la massa, oggi, anziché un uomo cercherebbe « una donna ». E c’impiegherebbe un bel po’, prima di trovarla. Non esagero di molto: siamo sincere, in fatto di mascolinizzazione si sta eccedendo. Non dico che le ragazze d’oggi abbiano il tempo e la sopportazione di occuparsi di femminismo, tutt’altro! Ma la tendenza a voler l’uguaglianza assoluta con gli uomini resta, sì; anzi cresce in maniera impressionante. I risultati, però – occorre dirlo subito – sono grotteschi, a dir poco. Si tace dei pantaloni: ormai nessuno ha il coraggio di deplorarli; né in verità, si può negare che in certe circostanze – montagna, mare, bicicletta, ecc. – siano pratici, convenienti e addirittura necessari. Ma lo sfoggio dei pantaloni di solito si accompagna allo sfoggio della propria emancipazione, ed unito al vizio (dico vizio) del fumo, agli atteggiamenti mascolini, alla concorrenza che si fa al sesso forte, in tutti i campi, diventa uno dei simboli della nostra epoca. Un’epoca in cui la donna non ha trovato ancora il suo postò definitivo e si affanna alla ricerca di se stessa. Non so, spesso davanti a certi esibizioniste, mi sono accorta di essere sconcertata. Mi sono guardata in giro, ed ho scoperto altrettanti visi sconcertati. Solo dei giovani a sorridere leggeroni: ma analizzando quei sorrisi, mi sono accorta che eran fatti per un terzo di ironia per un terzo di… pietà e per l’ultimo terzo di ilarità: come davanti ad una scimmia, come davanti a un essere amorfo, neutro. Eppure non sarebbe difficile impostare la cosa in questi termini: la donna è uguale all’uomo solo per la sua umanità, per la sua anima, per il suo destino, ma è diversa per il suo fisico, per i suoi sentimenti, per le sue attitudini, per le sue funzioni, per la sua missione. La donna non è inferiore all’uomo, ma soltanto diversa; e la sua opera non meno che quella dell’uomo è grande, necessaria e sublime. Ma è dìversa anche quella. L’uomo e la donna, insomma, non devono sforzarsi di diventare « uguali » ma di completarsi a vicenda. Perché ci si scalmana tanto, amiche, per rivendicare i diritti degli uomini?. Una donna non può essere mai superiore ad un uomo, può essere superiore solo ad un’altra donna: è chiaro. Lampanti le parole di De Maistre : « Le donne non sono condannate alla mediocrità; esse possono aspirare al sublime, ma al sublime femminile ». Perché ci si scalmana tanto per divenire simili all’uomo, quando il nostro preciso dovere è di renderci sempre più simili all’ideale della vera donna, che riesce ad irradiare e ad influenzare anche gli uomini superiori? La donna è ammirata, stimata ed amata per quel qualcosa di dolce, di aggraziato, di agile, di debole, di generoso, che la rende, all’occorrenza capace di slanci fierissimi e audaci, di sopportare – più dell’uomo – il dolore, di schiudere il cuore ad ogni forma di affetto e di sacrificio; capace – lei che ha fama di incostanza e di verbosità -di vivere e soffrire, tacendo. Questa è la donna. Ma a molte questo ideale non piace più. E si affannano a diventare un « tipo ». Non si pensa che il vero tipo di donna è quello che resta essenzialmente donna, essenzialmente se stessa: quella che sa tenere il suo posto con dignità, ed adempire i suoi doveri con fortezza, entusiasmo e modestia. Del resto, anche se non vogliamo ammetterlo, girala come vuoi, la missione della donna si condensa sempre in questa formula: amare, soffrire, servire. So che non a tutte piace questa regola; ma, anche se riesce ad emanciparsi, la donna resta per lo sposo, per i figli: per la famiglia, insomma: e la famiglia comporta necessariamente l’amore, l’assistenza, il sacrificio. Non si tratta quindi di aspirare troppo agli onori, alle cariche né di fare concorrenza all’uomo. Per essere notate e stimate, occorre formarsi una vera, forte personalità, averla cara, e non permettere che qualcuno la scalfisca o la sofistichi. Personalità, in questo caso, non vuoi dir « pezzo grosso ». Avere una personalità spiccata vuoi dire avere un carattere (e il carattere è quella virtù che distingue una persona dall’altra) vuol dire la sicurezza di possedere una mente, un cuore, una volontà, vuoi dire essere padroni della propria esistenza e influire anche su quella altrui, vuoi dire lealtà e fedeltà a se stessi e alle proprie convinzioni, vissute senza vigliaccherie e incertezze. La vera personalità è quella che ci mostra quali siamo non quali sembriamo.

Lya

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *